Lo Stilpnomelano del Sestriere
di Federico Magrì
Lo stilpnomelano non è certamente un minerale molto diffuso, ed ancor meno è conosciuto dagli appassionati
collezionisti. Proprio per questo, e per il fatto che ne sono stati ritrovati dei campioni molto interessanti dalle nostre
parti, per la precisione sulle montagne del Sestriere, credo possa essere utile questa scheda che raccoglie un po’ di
informazioni al riguardo.
Origine del nome
Stilpnomelano deriva dal greco “stilpnos”, brillante, lucente, e “melanos”, nero, alludendo al suo aspetto fisico (anche se
in realtà non sempre è di colore nero). Il nome gli è stato attribuito nel 1827 (anno in cui venne descritto per la prima
volta, in Moravia) da Ernst Friedrich Glocke. La denominazione accettata fino al 1971 era però “minguettite”, e fu
proprio in quell’anno che la CNMMN decise di adottare il nome “stilpnomelano”.
Sinonimi
Crysobiotite, ferrostilpnomelano, minguettite, chalcodite.
Composizione chimica
K(Fe
2+
,Mn,Mg,Fe
3+
)
8
(Si,Al)
12
(O,OH)
27
Lo stilpnomelano è un fillosilicato a struttura modulata, e più precisamente un aluminosilicato di ferro, magnesio e alcali
(potassio). E’ soggetto a una grande variabilità nella formula chimica, soprattutto nel contenuto in Fe
3+
, Fe
2+
e in Mg.
Quando il Fe
2+
viene sostituito da Fe
3+
si ha che l’ (OH)
-
viene sostituito da (O)
2-
per mantenere l’equilibrio delle cariche.
Altre sostituzioni possono interessare Al, Mn e Mg, i quali possono andare in sostituzione del Fe in posizione ottaedrica
e Na e Ca che possono sostituire il K.
Esistono anche le varietà (non riconosciute come specie mineralogiche dall’IMA) ferrilstilpnomelano (più ricco in ferro
ferrico, cioè trivalente) e il mangano-stilpnomelano (denominato anche parsettensite), caratterizzato dalla presenza di
manganese che sostituisce in tutto o in parte il ferro.
La composizione chimica dello stilpnomelano non è molto differente da quella della biotite, minerale che presenta
anche un aspetto simile al microscopio a prismi incrociati. Nella figura sottostante (da C. Osborne Hutton, The
stilpnomelane group of minerals 1938) sono appunto indicati il campo tipico dello stilpnomelano (indicato con la lettera
A) e quello della biotite (indicato con la B):
Durezza
3 (Mohs)
Lucentezza
Sub-vitrea, perlacea, sub-metallica
Colore
L’aspetto dello stilpnomelano può variare parecchio in campioni di differente provenienza (e probabilmente con
composizione chimica leggermente diversa con presenza di maggiori o minori quantità di manganese e potassio o di
impurezze quali titanio, calcio, sodio). I colori possibili sono rosso, bruno, nero, verde scuro, rosso-brunastro scuro,
bruno dorato. Il possibile pleocroismo varia da bruno-oro a bruno-rosso, talvolta bruno tendente al nero.
Struttura
Lo stilpnomelano è un minerale relativamente raro, classificabile come “fillosilicato a struttura modulata”. La sua
struttura è caratterizzata da strati ottaedrici continui alternati da strati tetraedrici discontinui che condividono gli anioni
OH e O con gli strati ottaedrici. Lo strato tetraedrico è formato da sette “isole” di sette anelli di sei tetraedri unite allo
strato ottaedrico. Le isole tetraedriche creano ampi spazi al cui interno sono posti ioni K interstrato. Inoltre queste isole
risultano essere distorte e piegate nei punti di unione con gli strati ottaedrici. Quello che ne risulta è una struttura assai
complicata.
Lo stilpnomelano del Sestriere
Per quanto sono riuscito a documentare, il primo (e unico, a quanto mi risulta) articolo che parla del ritrovamento di bei
campioni di stilpnomelano a Sestriere è stato pubblicato nel 1970, per mano Jean-Michel Caron, del Laboratorio di
Geologia della Scuola Normale Superiore di Parigi. La traduzione dell’articolo, uscito sul Bulletin de la Società
Francaise de Mineralogie et de Cristallographie, è scaricabile qui. La località descritta dal Caron è posta nel territorio
del comune di Sestriere, a cavallo fra la valle del Chisonetto e la val Troncea, nelle pareti del Clot della Mutta, sul
versante Ovest del Monte Banchetta. Nel testo viene più volte rimarcato come i campioni del Sestriere sono fra i più
belli mai rinvenuti.
Molto dopo la stesura dell’articolo,
due soci del GMPV (Bruno Dema e
Luciano Caletti) riscoprono, senza
saperlo, il piccolo giacimento di
stilpnomelano. Nel 2005 i due
presentano i loro campioni alla
mostra Euromineralexpo di Torino,
raccogliendo grande interesse fra
gli appassionati. Inizialmente il
minerale non fu riconosciuto per ciò
che era, e venne classificato come
“anfibolo manganesifero”,
denominazione un po’ generica ma
comunque non troppo distante dal
vero. Solo in seguito si venne a
conoscenza dell’articolo di Caron,
che permise una più precisa
identificazione del minerale.
I campioni provenienti dal Sestriere
sono decisamente estetici: i cristalli
di stilpnomelano sono disposti in
fasci, raggiati verso una sola
direzione o, spesso, secondo due
direzioni opposte, in modo da dare
luogo ad aggregati a stella con
sviluppo anche oltre i 5-6 cm. I
cristalli sono scuri, brunastri,
abbastanza lucenti, e risaltano
molto bene sulla roccia incassante,
verde e abbastanza lucente anch’essa. Gli aggregati di cristalli risultano ben evidenti lungo le naturali direzioni di
frattura della roccia incassante, quindi in genere non è necessario procedere a interventi di aggiustamento estetico dei
campioni.
Altri siti piemontesi
Sull’enciclopedico volume del Piccoli (vedasi
bibliografia) si cita l’abbondante presenza di
stilpnomelano, che accompagna la deerite
acculare negli scisti quarzosi bruni associati alla
mineralizzazione a rame e ferro della miniera di
Viaforcia (vallone delle Miniere, val
Germanasca). Presso tale giacimento il Grill, nel
1926, identificò erroneamente lo stilpnomelano
come biotite.
Stilpnomelano in belle lamine nere, all’interno di
uno scisto albitico-cloritico viene segnalato
presso il castello di Chatelar (Morgex, AO), e in
evidenti lamelle alla Tête du Chargeur e al Mont
du Parc (La Thuile, AO). E’ inoltre segnalato nei
giacimenti delle miniere di Grange d’Hibert
(Salbeltrand, TO), a I Mondei (Montescheno,
VB), a Laparen e cave dell’Invernè in regione
Livernea di Sagna Longa (Cesana Torinese, TO).
Infine, lo stilpnomelano in aggregati a ventaglio,
associato a probabili deerite e pattersensite, si
trova attorno a concentrazioni di ematite e granuli
di pirite nella Comba del Rio di Roccia Rossa
(Cesana Torinese, TO).
Bibliografia:
Piccoli, G.C., Maletto, G., Bosio, P., Lombardo, B. (2007) - Minerali del Piemonte e della Valle d'Aosta. Associazione
Amici del Museo "F. Eusebio" Alba, Ed., Alba (Cuneo) 607 pp.
Gramaccioli C.M. (1975) – Minerali alpini e prealpini. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo, 474 pp. – vol. 2°
Oltre agli immancabili wikipedia (www.wikipedia.it) e mindat (www.mindat.org), in rete è reperibile della bibliografia sullo
stilpnomelano ai seguenti link:
http://rruff.info/doclib/MinMag/Volume_25/25-163-172.pdf
C. Osborne Hutton, M.Sc., Ph.D., F.G.S. Shirtcliffe Fellow of the University of New Zealand - The stilpnomelane group
of minerals - Department of Mineralogy and Petrology, University of Cambridge. [Read March 10, 1938.]
http://www.minsocam.org/ammin/AM22/AM22_912.pdf
J. W. Gruner (University of Minnesota, Minneapolis, Minnesota) - Composition and structure of stilpnomelane – The
American Mineralogist (Journal Mineralogical Society of America)
http://www.clays.org/journal/archive/volume%2013/13-1-49.pdf
R. A. Eggleton, S. W. Bailey (University of Wisconsin, Madison, Wisconsin) - The crystal structure of stilpnomelane -
part I - the subcell – Thirteenth National Conference on Clays and Clays Minerals
https://rruff-2.geo.arizona.edu/uploads/CM22_423.pdf
T. Feininger (Departement de Geologie, Université Laval, Sainte-Foy, Quebec) - Stilpnomelane in metasomatic rocks
associated with steatite and in regional schists, Quebec Appalachians – Canadian Mineralogist, vol. 22 (1984), pp 423-
435
Novembre 2014